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Giorno: 4 Luglio 2017

Martina Federico: “Trailer, strategia di seduzione”

“Trailer, strategia di seduzione”

Esce per Mimesis un testo sul rapporto trailer – film

Una formazione semiotica classica, che spazia da Saussure a Greimas ad Eco, passando per testi più recenti come il Casetti – di Chio e il lavoro a cura di Isabella Pezzini. Uno studio, quello sul rapporto tra trailer e film, che esamina il trailer come forma di seduzione dello spettatore spingendolo ad andare a vedere il film ma che nello stesso tempo mette in evidenza, sempre del film, i suoi punti di forza. Infine, la tripartizione dei trailer in narrativi, antinarrativi e “intermedi”.

Questi, in sintesi, i tratti di Trailer e film. Strategie di seduzione cinematografica nel dialogo tra i due testi, edito da Mimesis di recente e scritto da Martina Federico, Dottore di ricerca in Scienze del Linguaggio e della Comunicazione all’Università di Torino.

Quali assunti intende dimostrare il suo libro?

Con il mio lavoro ho cercato di sostenere l’idea secondo cui un trailer ben fatto può incidere in maniera favorevole sul film. A mio parere esso deve cercare di essere accattivante rispetto al potenziale spettatore in modo da catturare e, successivamente, da far sì che dal confronto trailer – film venga fuori un dialogo positivo.

Quali sono stati i testi fondativi da cui ha tratto ispirazione?

Il mio libro si basa principalmente su una pratica che ho inaugurato sulla base dei miei interessi sul paragone tra trailer e film. Poi ho cercato, per scrivere di quest’argomento, di prendere spunto da alcuni testi su cui mi sono formata durante il corso di laurea a Bologna e poi di dottorato a Torino. Tra questi ci sono diversi manuali di semiotica del cinema come il Casetti – di Chio Analisi del film e alcuni classici del montaggio, c’è qualche testo di Greimas e di linguistica, di semiotica più teorica, non applicativa, poi c’è il lavoro di Umberto Eco, per me fondamentale, Dire quasi la stessa cosa. Esperienze di traduzione, che ho usato anche per la tesi di laurea. Infine posso citare un lavoro molto importante, che è stato la mia bibbia, sempre per la mia tesi, che è Trailer, spot clip, siti, banner. Le forme brevi della comunicazione audiovisiva, a cura di Isabella Pezzini. All’interno di questo libro c’è un articolo di Nicola Dusi che si chiama Le forme del trailer come manipolazione intrasemiotica. Comunque il mio libro si situa a metà tra il giornalistico e l’accademico.

Lei si è ispirata a qualche fonte giornalistica?

No, anche se le mie sono forme di critica cinematografica, perché questo è l’obiettivo della mia analisi, creare una nuova forma di critica cinematografica che parta dai trailer.

Com’è venuta la sua passione per questi ultimi?

È nata dai miei studi all’Università, e infatti, su questo tema, già all’epoca feci una tesi per la mia laurea magistrale in discipline semiotiche. In generale sono affascinata dal fatto che si possano rimescolare degli elementi creando storie diverse.

Com’è nato il suo libro? Le schede che esso contiene sono state pubblicate anche in altre occasioni?

Sono state pubblicate per la rubrica “Segnofilmtrailer” di “Segnocinema”, dove ho iniziato a collaborare cinque anni fa, proponendo questo format dell’analisi del trailer, poi un anno e mezzo fa ho cominciato a collaborare anche con l’”Huffington Post Italia”, sono state pubblicate lì e poi ripubblicate e raccolte all’interno di questo libro.

Lei ha parlato di trailer narrativi, antinarrativi e trailer che sono una via di mezzo, ovvero narrativi con qualche lacuna… La bipartizione iniziale da me analizzata durante la tesi di laurea era tra trailer narrativi e antinarrativi. Successivamente, lavorando ancora sul tema nel corso di questi anni, mi sono accorta che forse era un po’ troppo generica e ampia, e quindi che c’era una terza tipologia intermedia.

Ci potrebbe spiegare in breve questa tripartizione?

Il trailer narrativo è quello dove riusciamo a ricostruire bene o male una storia, indipendentemente dal fatto che essa può essere più o meno verosimile nei confronti del film.

Il trailer antinarrativo si ha invece quando non riusciamo a ricostruire una storia: è il caso di Arancia meccanica che metto all’inizio del mio libro come esempio paradigmatico.

La terza tipologia è quella in cui riusciamo più o meno a ricostruire storie o fatti di una storia all’interno della quale ci sono elementi di dubbio. Noi sappiamo per esempio che il protagonista fa una cosa e poi vediamo la scena successiva in cui l’ha già fatta e ci manca sapere come l’ha fatta o l’ha fatta fare.

Il trailer come seduzione. Quando si verifica tutto ciò?

Il trailer come seduzione si verifica sempre, nel senso che quando esso è riuscito ha creato un’azione seduttiva nei confronti dello spettatore. Tuttavia, sempre il trailer come seduzione fa parte di quello che ho chiamato il suo primo aspetto, quello in cui appunto fa un’opera di seduzione spingendo lo spettatore ad andare al cinema, poi c’è il secondo in cui si verifica la qualità della creazione messa in atto dal trailer. In base a questa possiamo vedere se esso è riuscito a mettere in evidenza i punti di forza del film anche non inserendoli nel trailer, cioè lasciandoli direttamente al film.

Secondo lei il trailer dovrebbe essere costruito in modo “giusto” per il film. Cosa intende con questa affermazione?

Ritengo che ognuno di essi dovrebbe essere fatto secondo un’attenta, preventiva analisi del film, cercando di capire in base al processo di selezione ed esclusione delle scene come questo potrà incidere una volta che lo spettatore va al cinema e dopo aver visto il film. Il trailer deve essere costruito su misura, ma non è vera una regola generale per operare tutto ciò.

Il trailer di solito da chi viene ideato? Dal regista?

Sinceramente non glielo so dire, nel senso che non ci sono molte regole per la sua realizzazione, e questo è anche il motivo per cui non si riesce a fare un’analisi scientifica esaustiva, omogenea. Molte figure infatti possono concorrere alla creazione dei trailer, a volte il regista, a volte il montatore, a volte l’agenzia esterna pubblicitaria, a volte la direzione marketing della casa di distribuzione, che detta le linee guida.

 

MARIA GRAZIA FALÀ