Skip to main content

Giorno: 17 Dicembre 2017

Anna Sfardini: “TV dell’abbondanza, TV anytime, anywhere”

“TV dell’abbondanza, TV anytime, anywhere”

Anna Sfardini illustra un manuale scritto da accademici e da esperti edito da Carocci

Anna Sfardini

Uno sguardo multidisciplinare per leggere un medium, la televisione, che si fa sempre più articolato e complesso con la cosiddetta età dell’abbondanza. Una convergenza dei media, cioè un cambiamento che investe l’intero settore televisivo, attraverso l’ibridazione tra vecchi e nuovi media e tra vecchia TV e nuovi televisori (smartphone, tablet, PC, ecc.). Ancora, generi televisivi fluidi, ma anche in continuità con il passato, in relazione sia con i contesti di fruizione che di produzione. Poi, un’audience diversificata, complesso oggetto d’analisi che non può tener conto solo di metodi quantitativi come l’Auditel, ma anche di quelli qualitativi che studino le nuove pratiche di fruizione sempre più personalizzate e social. Infine, le OTT (Over – the Top), come Netflix, che permettono una visione non lineare, cosa che consente modalità di visione mai sperimentate prima (se non con le pay TV) come il binge watching delle serie televisive. È quanto emerge dalla recente miscellanea edita da Carocci La televisione. Modelli teorici e percorsi di analisi, a cura di Massimo Scaglioni, Professore Associato di Storia e Economia dei Media alla Cattolica di Milano e Anna Sfardini, docente di Comunicazione interculturale sempre alla Cattolica di Milano. Un testo, tiene a precisare Sfardini, che nasce dalla collaborazione tra la ricerca accademica e “chi fa” televisione, nell’ambito del master del CeRTA “Fare tv. Gestione, Sviluppo, Comunicazione.”

Un libro, La televisione, che raccoglie contributi dall’accademia e da professionisti della media industry. Come si coniugano questi due aspetti?

Lo studio e l’analisi della televisione richiedono oggi uno sguardo multidisciplinare, cioè capace di leggere le diverse dimensioni di questo mezzo e il suo complesso circuito culturale composto da diversi aspetti e quindi altrettanti oggetti di studio: produzione, distribuzione, circolazione, testualità, ricezione. Non si tratta solo di mettere assieme i diversi approcci dei Television studies maturati nella riflessione accademica, ma di raccogliere i saperi e le esperienze del mondo dei professionisti che lavorano nei diversi comparti dell’industria del broadcasting e quotidianamente hanno a che fare con il mezzo televisivo e partecipano al suo cambiamento.  Questo libro esprime la volontà di creare un terreno di confronto e scambio di saperi tra accademici e professionisti, già praticato e maturato da diversi anni grazie all’esperienza di ricerca accademica portata avanti da ormai più di dieci anni dal Centro di ricerca sulla televisione e gli audiovisivi (CeRTA) dell’Università Cattolica di Milano e in particolare dal suo Master “Fare tv. Gestione, Sviluppo, Comunicazione”, con la sua squadra di docenti universitari e professionisti del settore televisivo che ormai già da sette edizioni forma giovani talenti che desiderano lavorare nella macchina televisiva, che sappiamo essere un ambito fortemente ambito e molto competitivo. Questo libro è anche un po’ il “manuale” del nostro master.

La televisione, un mezzo di comunicazione che richiede, oggi più che mai, un approccio multidisciplinare. È vero soprattutto, come ha detto Massimo Scaglioni in un saggio contenuto nel testo, per la TV dell’abbondanza?

La fase attuale delle televisione descrive un’epoca, detta appunto età dell’abbondanza, molto complessa in quanto caratterizzata da un’ampia serie di trasformazioni importanti e, insieme, da tanti elementi di continuità che segnalano la forza di questo mezzo “tradizionale”. L’approccio multidisciplinare nello studio della TV si rende necessario perché diversi sono gli aspetti da tenere in considerazione per comprendere la portata e le conseguenze di questa fase dell’abbondanza caratterizzata dalla cosiddetta “convergenza dei media”. Si tratta di un cambiamento che investe l’intero ambiente televisivo, con l’ibridazione e rimediazione fra vecchi e nuovi media, e tra vecchia tv e nuovi televisori, che riguarda vari soggetti, dai grandi gruppi editoriali multinazionali trasversali ai media alle istituzioni nazionali, dai broadcaster ai pubblici, e che segna un’evoluzione globale dei mercati e dei linguaggi mediali. L’ambiente mediale contemporaneo per essere compreso richiede un approccio di analisi multidisciplinare per restituire le complesse relazioni, di natura tecnologica, economica, estetico-culturale e sociale che attraversano il fenomeno televisivo.

Come si declinano i generi televisivi nello scenario attuale?

I generi televisivi confermano in primo luogo che oltre ai cambiamenti apportati da fenomeni di vasta portata come digitalizzazione, convergenza, globalizzazione, la televisione è fatta anche di elementi di continuità. Infatti la funzione del genere televisivo rimane cruciale tanto dal punto di vista teorico quanto sul piano operativo del “fare televisione”. Oggi i generi sono analizzati prestando pari attenzione sia ai  contesti di produzione in cui vengono impiegati come “etichette” secondo precise convenzioni formalizzate nel mondo industry, sia ai contesti  di fruizione, dove è l’esperienza mediale del pubblico a valorizzare i contenuti secondo un proprio sistema di generi, non necessariamente coincidente con quello del mondo della produzione. Nello scenario contemporaneo emergono alcune tendenze, da un lato frutto della dimensione sempre più transnazionale della tv, dall’altro, rispetto alle singole realtà dei Paesi, come esito della preferenza che ogni nazione accorda a un proprio sistema di generi, in linea con la propria tradizione televisiva. Una prima fondamentale definizione oggi impiegata nel mondo della produzione è quella che distingue i prodotti in scripted e unscripted: i primi sono i generi e i sottogeneri basati su una sceneggiatura strutturata, interpretata da attori che recitano una parte; i secondi sono tutti i generi che presentano un forte ancoraggio a una dimensione di realtà e non prevedono personaggi o ambienti d’invenzione. Un caso interessante recente è quello dello scripted reality, un filone che ibrida la promessa enunciativa finzionale, come è la tipica fiction tv, e una promessa autentificante, tipica del docu-reality. Altro elemento da tenere presente è l’impatto generato sul sistema dei generi dall’offerta multichannel, come l’aumento dei prodotti factual di derivazione anglosassone, in linea con l’importanza accresciuta dei grandi gruppi editoriali internazionali.

Come si può definire l’audience, di cui lei ha fatto una disamina? È qualcosa che varia a seconda delle pratiche d’uso del mezzo televisivo (fandom, paratesti, Contenuti Generati dagli Utenti sui social) e a seconda degli studiosi che lo esaminano?

La TV dell’abbondanza ha di fronte a sé un pubblico altrettanto “abbondante” a partire dalle definizioni diverse con cui si cerca di inquadrarlo, descriverlo, misurarlo. La TV anytime, anywhere e l’aumento significativo dei canali e dei device televisivi ha comportato la frammentazione degli ascolti e dell’attenzione del pubblico distribuito lungo diversi canali capaci di soddisfare gusti differenti. Il pubblico televisivo è diventato un oggetto di analisi molto più complesso, non inquadrabile soltanto attraverso variabili socio demografiche tradizionali, ma verso il quale diventa necessario individuare nuove traiettorie di sguardo, accanto ovviamente a quelle classiche. Il sistema di rilevazione Auditel mantiene la sua centralità soprattutto rispetto alla necessità del marketing di lavorare su dati quantitativi. Accanto ad esso la ricerca qualitativa permette di approfondire come le persone approcciano, fruiscono e costruiscono significati intorno a quello che vedono e “consumano”. Diventano centrali, ad esempio, le pratiche di fruizione televisiva perché sempre più personalizzate, produttive, social… L’analisi dei pubblici convergenti rappresenta una delle sfide più interessanti per la ricerca empirica, l’occasione per confrontarsi con un mondo, quello del consumo, in grande fermento, abbinare tecniche di ricerca consolidate con nuovi strumenti e in contesti di fruizione in continuo mutamento.

Come si profilano le pay TV ma, soprattutto, le Over – the – Top (OTT), piattaforme online che distribuiscono contenuti audiovisivi attraverso la banda larga?

La convergenza dei media ha sancito il matrimonio tra TV e Web, garantendo al mezzo televisivo nuovi spazi di distribuzione e nuove forme di fruizione, oltre alla sua permanenza come focolare elettronico dei salotti domestici. Emblema della grande vitalità di questo “vecchio” mezzo di comunicazione, sono le piattaforme Over – the – Top, cui è illustre esempio Netflix. Le tecnologie digitali e la digitalizzazione dei contenuti hanno creato lo spazio e il mercato per una forma di distribuzione alternativa alla televisione e al classico palinsesto consolidando nuove pratiche di visione non lineare (ossia disconnessa dal flusso televisivo) come quella ormai nota del binge watching, ossia la maratona di visione continuativa di diversi episodi, se non di un’intera serie. Le imprese OTT presentano strutture proprietarie, obiettivi d’impresa e indirizzi strategici diversi e forniscono library di titoli diversificati, cui l’utente accede online anytime anywhere con un abbonamento mensile o gratuitamente. Un aspetto molto interessante riguarda le produzioni originali delle OTT, che diventano quindi non solo mere piattaforme delle repliche ma attori di primo livello nella produzione di contenuti, specialmente serie Tv, che oggi rappresentano la cosiddetta Quality TV.

MARIA GRAZIA FALÀ

 

Link correlato

Link correlato